
Persona
- Bibi Andersson, Gunnar Björnstrand, Jorgen Lindström, Liv Ullmann, Margaretha Krook
- Ingmar Bergman
- Drammatico
- 18 Ottobre 1966
Forse l’opera in cui Bergman spinse la sua arte più al limite, alla ricerca dei confini dove Forma e Sostanza trovassero un esile superficie d’incontro. Ne uscì un’opera sfolgorante: un’investigazione sull’aspra lotta tra monade psicologica e involucro reale in un conflitto invisibile, silenzioso, bianco. La storia è quella di Elizabeth, attrice teatrale, confinata a letto da un’imprecisato malessere e di Alma, la sua infermiera personale che combatte giorno dopo giorno l’ostinato mutismo della sua paziente. Alma apre il suo cuore a Elizabeth, ma facendo ciò si accorge di un misterioso transfert che si sta innescando sulla sua personalità, immergendola nella sfera emotiva e psicologica di chi vorrebbe curare. Un film ambizioso che intende riportare su pellicola ciò che non può essere filmato: le più intime pulsioni umane, l’essenza stessa dell’umanità. Paradigmatico in questo senso è il monologo che la dottoressa rivolge a Elisabeth, la sua paziente: “Credi che non ti capisca? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile. nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa e provoca quasi un senso di vertigine, un timore di essere scoperta, di vederti messa a nudo, smascherata, riportata ai tuoi giusti limiti. Perché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia.”. Ed è precisamente in questa disperata dicotomia tra essere e sembrare di essere che risiede la bellezza più primordiale di questo film e in definitiva la più seducente.
Titolo originale: Persona

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.