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Uno dei Western più atipici e affascinanti mai girati. Arthur Penn prende in mano un romanzo di Thomas Berger e ne ricava un’opera scevra da ogni moralismo, intessuta di ironia e lirismo spontaneo. Jack Crabb rivive a 120 anni suonati la sua vita in un lungo flashback. Rapito dagli indiani a 10 anni fece ritorno al “mondo civile” a 20. La sua vita è la vita delle lande di confine, quando il mondo dei bianchi e quello dei pellerossa collidevano e al contempo si compenetravano scambiandosi tradizioni e valori. Penn dipinge gli indiani come il popolo che più di ogni altro subì umiliazioni e ingiustizie, ma non emette giudizi, il suo dettato narrativo riesce sempre ad essere scorrevole e avvincente. Il suo è un atto d’amore verso una cultura libera e leggera come il vento che frustava le praterie. Un grande Dustin Hoffman nel ruolo di Jack Crabb, oppone al candore del personaggio un tono di fondo ironico e quasi malizioso da creatura metropolitana, che non fa altro che aggiungere fascino e credibilità.

Titolo originale: Little Big Man

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