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Steven Spielberg, da grande affabulatore, concepisce un nuovo genere di film d’azione forgiando in parallelo una nuova tipologia di personaggio che entra di gran carriera nell’immaginario collettivo per radicarvisi a fondo. Il personaggio in questione è naturalmente Indiana Jones, un archeologo americano degli anni quaranta, con la passione per il recupero di antichi oggetti perduti nel gorgo del tempo. Il tono della storia è un perfetto cocktail tra commedia ironica e film d’azione. La trama è quella del professor Jones che si trova coinvolto in una macchinazione nazista per impadronirsi dell’Arca dell’Alleanza, la cassa di legno d’acacia commissionata a Mosè da Dio in persona. Il manufatto si dice possedesse poteri tremendi soltanto a pronunciarsi e nel film diviene una sorta di superarma mistica che Hitler ha intenzione di usare per i suoi loschi propositi di conquista. Ma non ha fatto i conti con Indy. Un’opera che di fatto è la celebrazione della fantasia, dell’avventura nella sua dimensione più gloriosa, ma con venature d’ironia che sfiorano la parodia più irriverente (celebre è la scena del duello tra Indy e un arabo con scimitarra che gli si fa incontro nel Suk del Cairo e che, dopo un’elaborata introduzione roteando il proprio spadone, viene ucciso istantaneamente con un colpo di pistola da un Indy quasi distratto). Con Raiders of the Lost Ark si riassapora dunque il gusto esotico del viaggio avventuroso, della meravigliosa scoperta dei Tesori della Storia, di segreti sepolti dal tempo e dall’incuria degli uomini.

Titolo originale: Raiders of the Lost Ark

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