Il Sapore della Ciliegia
Kiarostami regista raffinato e stilisticamente levigato affronta il tema del suicidio. La sua visione non travisa i fatti, non si permette di emettere alcun giudizio, non ottunde la realtà attraverso implicazioni etiche. Semplicemente riporta fedelmente il farsi della realtà filmandola con la sua cinepresa. Ed è decisamente intrigante il modo in cui la storia riesce ad avvincere lo spettatore e a coinvolgerlo con la forza della semplicità semantica, con un linguaggio estremamente diretto. Un espediente che fu un tratto distintivo del movimento neorealista in Italia e che Kiarostami filtra attraverso un estetica sobria e raffinata, che tenda a privilegiare la suggestione icastica e la potenza del racconto.
Il signor Badii cerca disperatamente qualcuno che lo assista nei suoi propositi di suicidio. Ha già scavato la sua tomba sulle montagne e gli occorre qualcuno che si prenda cura del suo corpo dopo la morte. Trova un insperato aiuto in un anziano contadino dopo che un soldato curdo e un seminarista avevano rifiutato la richiesta e cercato di dissuaderlo. Il signor Bagheri, in auto con il protagonista, cerca di dissuaderlo dall’idea del suicidio con un monologo semplice, intessuto di piccole emozioni che salgono dal quotidiano: “Non vuoi vedere il sole all’alba? il rosso e il giallo del sole al tramonto? Non lo vuoi più vedere? Hai visto la luna? Non vuoi guardare le stelle? Al chiaro di luna? Quel cerchio tondo tondo della luna? Non lo vuoi più vedere? Vuoi chiudere gli occhi?
Tutte queste cose sono da vedere. Dall’altro mondo vengono qui a vedere queste cose, e tu vuoi andare all’altro mondo?
L’acqua fresca del torrente, non la vuoi più bere? Lavarti il viso con quell’acqua? Vuoi rinunciare al sapore della ciliegia?”.
Una lenta catarsi sotto forma di spoliazione terrena, un delicato inno ai sentimenti umani di fratellanza, un vivido esempio di come il cinema di qualità possa fiorire lontano da Europa, Hollywood e Giappone. Un’opera di un fascino incredibile, quasi magnetico.
Titolo originale: Ta’m e guilass
Me lo ricordo notevole. Era questo il film nel cui finale un osso è trasportato dalla corrente? O è quello di un uomo che si inoltra per dei campi?