
Scala al Paradiso
La premiata ditta Powell Pressburger colpisce ancora. E lo fa nel modo più originale con un’opera di rottura rispetto al clichè precotto della Hollywood del dopoguerra. Ancora una volta i due registi si pongono in aperto contrasto con il canone hollywoodiano cercando ostinatamente un altro tipo di linguaggio che potesse al meglio codificare altre forme di espressione scevre da ogni stereotipo. L’aviatore inglese Peter Carter di ritorno da una missione di bombardamento è colpito dalla contraerea e si rende conto che il paracadute è inutilizzabile. Inviando l’SOS alla radio ha occasione di parlare con June, una ragazza in forza alla USAF che lo convince a tentare la sorte. Saltando dal suo aereo si perderà in caduta nella nebbia e si sveglierà miracolosamente illeso su una spiaggia. La sua ora sarebbe dovuta suonare ma in Cielo è accaduto un disguido e l’uomo è sopravvissuto alla morte. Ora nella Sede Celeste infuria un dibattito se far vivere o morire l’uomo, dato che questi ha trovato l’amore in June. Grazie a mirabolanti trovate tecniche (le riprese del consesso di anime in assemblea sono straordinarie) e ad una sceneggiatura palpitante la coppia di cineasti consegna alla storia un nuovo modo di fare cinema, e la loro lezione rimane a tutt’oggi di inalterata freschezza.
Titolo originale: A Matter of Life and Death

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.