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Immaginatevi una sorta di contenitore che fonda Dickens, il Pulp e il Vaudeville: aggiungetegli una spruzzata di cultura underground londinese et voilà, avrete ottenuto la cifra estetica di Snatch, il secondo film di Guy Ritchie dopo l’ottimo Lock and Stock (1998). Un film assolutamente pirotecnico questo Snatch dove personaggi quasi fiabeschi nella loro stravagante vitalità popolano i sobborghi di Londra. Il Turco e il suo compare sono alla ricerca di un affare nel giro della boxe clandestina, ma sfortunatamente il loro pupillo viene massacrato da uno zingaro pazzo e mingherlino che picchia come un fabbro (Brad Pitt). I due cercheranno di assoldare lo zingaro e nel frattempo verranno coinvolti in altri loschi affari. Un’opera godibilissima, divertente, girata con ironia graffiante da Guy Ritchie, un regista che ci ha sempre favorevolmente impressionati. Si viene trascinati in un vortice di causa-effetto che sembra non avere mai fine, mentre intorno a noi vorticano personaggi dai nomi salgariani: Pallottola al dente Tony, Frankie Quattro dita, Doug La zucca Denovitz, Boris Lametta Yurinov, Testarossa Polford. Il carattere dei personaggi viene fuori spesso dal monologo interiore del Turco, una sorta di narratore sbracato e irriverente che commenta lo svolgersi dell’azione. Dice il Turco per descrivere la caparbietà dello Zingaro: “Avete mai attraversato la strada guardando dalla parte sbagliata? e c’è una macchina che vi viene addosso? Allora voi che fate? Una cosa molto stupida: vi fermate! e non rivedete tutta la vostra vita perché avete troppa paura per pensare. Vi fermate e fate una faccia da scemi, ma lo zingaro no. Perché? Perché aveva già in mente di andare lui addosso alla macchina.”.

Titolo originale: Snatch

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