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In Italia questo film fu letteralmente massacrato dalla distribuzione: tagliato di 50 minuti ed etichettato come la risposta sovietica a 2001 Odissea Nello Spazio di Kubrick, un autentico abominio. Un’opera complessa imperniata sul grande romanzo di Stanislaw Lem di cui ne restituisce ogni stilla di malinconico disincanto miscelato ad un angoscia crescente per l’ignoto. La stazione orbitante intorno al pianeta Solaris ha registrato diversi problemi culminati con il suicidio di uno dei tre membri dell’equipaggio. Anche gli altri due membri hanno subito una qualche influenza nefasta visto che danno evidenti segni di pazzia. Il dottor Kris Kalvin, psicologo ci chiara fama, viene inviato ad investigare. L’uomo si renderà conto che il pianeta è in grado di far apparire i ricordi degli uomini rendendoli carne e parole. Dovrà così affrontare la moglie scomparsa anni prima per un suicidio rivivendo il tremendo senso di colpa che lo lega alla vicenda. Inizierà un lungo viaggio attraverso una realtà non definita, intessuta di sogno e memorie passate. Una tematica, quella di Lem, molto simile allo scollamento del piano reale di Philip k. Dick. Piano onirico e piano reale si compenetrano dando vita ad una sorta di piano intermedio in cui gli uomini si dibattono aspramente per cercare di determinarne la topologia. Come in Ubik si ha continuamente la netta sensazione di annaspare tra le nebbie di un sogno per poi rendersi conto che si sta lottando per la propria vita. Un film che non esitiamo a definire un capolavoro metafisico.

Titolo originale: Solyaris

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