
Un Uomo da Marciapiede
Uno splendido film sull’alienazione metropolitana e sulla difficoltà di comunicare con i propri simili a firma di un ispiratissimo Schlesinger alla regia e di un Dustin Hoffman davvero straordinario, alla sua seconda prova dopo Il Laureato. Un ragazzotto di provincia arriva a New York carico di speranze, finirà per fare il Gigolò con l’aiuto di Rico, uno sbandato che vive di espedienti ai margini della società. Tra i due si instaurerà una strana ma profonda amicizia, un legame che li porterà a fuggire dallo squallore metropolitano che li circonda per tentare di coronare il sogno di sole e libertà a perdita d’occhio. Il personaggio di Rico (Ratso nell’edizione originale) è la chiave di volta di tutto l’impianto narrativo, il suo rancore verso quella società che l’ha relegato ai margini costringendolo ad arrabattarsi per vivere è il sentimento che meglio descrive l’opera di Schlesinger. Il suo livore è il livore dei vinti, il suo sgradevole aspetto fisico, le sue menomazioni (è zoppo e ha la tubercolosi) sono sublimate nell’atletismo e nella prestanza di Joe Buck. Rico incontrando Joe comprende che ha una speranza di redenzione trasferendo in quel ragazzo pulito tutta la sua lancinante voglia di sopravvivere ad un meccanismo che l’ha dilaniato. Un’opera straziante sull’emarginazione e sulla voglia di riscatto.
Titolo originale: Midnight Cowboy

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.