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Uno sguardo amaro, cinico e spietato a vent’anni di dopoguerra italiano. A come gli altisonanti ideali della Resistenza lasciano prosaicamente posto a ideali borghesi di benessere, denaro e frivolo disincanto. Alberto Sordi giganteggia nel personaggio che Risi ritaglia per lui ed è come al solito il perfetto prototipo dello sconfitto. La narrazione segue le vicende di Silvio Magnozzi, ex partigiano salvato dai rastrellamenti nazisti da Elena, donna emancipata e volitiva che diventerà sua moglie. Silvio, dopo la liberazione, diviene uomo votato alla scalata della società e ad un posto al sole nella borghesia italiana. La sua ambizione lo porterà a raggiungere l’obiettivo ma i frutti della sua inane fatica altro non sono che un diverso aspetto di una sconfitta già posta in essere prima di cominciare. Scena memorabile è il pranzo dove Silvio ed Elena sono ospiti di Principi mentre alla radio si annuncia la vittoria della Repubblica sulla Monarchia e la vegliarda, padrona di casa, viene colta da un malore mentre Silvio e la moglie festeggiano nemmeno tanto nascostamente e, nonostante tutti i commensali abbiano abbandonato la tavola, finiscono con calma di mangiare mentre un cameriere sconcertato serve loro Champagne. Un Risi cinico e amaro dunque, con un’opera che tenta di illustrare le difficoltà che la società italiana dovette affrontare dopo una guerra devastante che aveva spazzato via ogni punto di riferimento. Un documento insostituibile sulla mercificazione delle ideologie e sul decadimento morale degli uomini. Un tema purtroppo mai decaduto in Italia e sempre tristemente attuale.

Titolo originale: Una Vita Difficile

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  1. Calogero 20 Giugno 2020

    Ok, e gli altri 499..?

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