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Kusturica epico e surreale ci accompagna in questa favola balcanica che si dipana dai tortuosi meandri della seconda guerra mondiale fino alla guerra etnica tra serbi e bosniaci. Due amici dai destini opposti: ambedue combattono i nazisti nel 1941 durante l’occupazione di Belgrado, il primo, Marko, diventerà un eroe di guerra e un trafficante d’armi, il secondo, Petar il Nero, si rintana nello scantinato di casa di Marko per sfuggire ai rastrellamenti. Colto da un senso di paranoia fomentato dall’amico Marko rimarrà rintanato “underground” anche negli anni dopo la guerra, come un topo nascosto agli sguardi del mondo. Uscirà dal suo rifugio per ritrovarsi in mezzo ad una guerra civile di cui non comprende le ragioni. L’esterno è un ambiente ostile dove neppure il tempo appare comprensibile. E’ evidente il carattere allegorico di questa fuga dalla realtà: il popolo jugoslavo dopo la guerra, e il suo lungo periodo con Tito, ha attraversato un prolungato periodo di negazione totale, un voler mettere la testa sotto la sabbia ignorando i veri problemi del Paese. E quando ci si risveglia da questo torpore si precipita di nuovo in un conflitto che sembra tornare ciclicamente a flagellare i Balcani. Un conflitto senza alcun significato, uno straziante indecifrabile orrore. Ai margini della vicenda infuriano visioni oniriche e sarabande di sogno che lasciano intravedere una via di fuga attraverso il senso della meraviglia (la lunga scena del matrimonio del figlio di Marko è satura di folclore e meraviglia, una fiaba chiassosa e irriverente incastonata nel film). Splendide le musiche di Goran Bregovic che conferiscono alla narrazione un tono a tratti ironico, a tratti malinconico. Menzione speciale per la meravigliosa scena in cui il protagonista trova una sedia a rotelle motorizzata in fiamme che gira vorticosamente intorno ad una croce con un Cristo capovolto. Mentre l’uomo si aggrappa in lacrime alla croce un cavallo bianco, fuggito da chissà dove, passa galoppando in mezzo alla devastazione. Infine occorre ricordare, oltre al grande lavoro di Kusturica in regia, la pirotecnica sceneggiatura scritta dallo stesso autore del romanzo da cui è tratto il film: Dusan Kovacevic. Meritatissima Palma d’Oro a Cannes Underground rimane una grande storia di redenzione attraverso il tritacarne della Storia.

Titolo originale: Underground

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