
Zatoichi
Takeshi Kitano dirige e interpreta un’opera grezza e rifulgente imperniata sul concetto di valore e onore riprendendo una serie televisiva giapponese andata in onda negli anni sessanta, molto popolare. Il samurai cieco Zatoichi è una sorta di icona in Giappone e la sua aura si è innervata all’immaginario nipponico varcando il Pantheon dei Grandi Eroi. Uno spadaccino cieco arriva in un villaggio dominato da uno spietato e potente samurai. Sarà ingaggiato da due geishe per rivendicare l’onore del padre trucidato. Duelli sensazionali, ma anche introspezione e dimensione zen. Leggiadra è la mano del regista nel restituire l’atmosfera solenne e primordiale del rituale samurai, di concetti filtrati dalla grande arte guerriera del Budo quali onore, lealtà, amicizia, vendetta. Parallelamente all’estetica delle Arti Marziali e della lotta con la spada, che in questo film rivestono un ruolo centrale, s’intravede in filigrana l’amore di Kitano per il folklore giapponese, il precipuo sapore dellla Tradizione che avvolge come una soffusa luce crepuscolare tutta la narrazione. Una sorta di forza icastica si sprigiona dalla ferma placidità del protagonista, dal suo tranquillo stoicismo e dal suo attaccamento alla tradizione. Un Kitano magistrale per un film davvero emozionante e tagliente.
Titolo originale: Zatôichi

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.