Ci sono incontri che cambiano la percezione di un argomento che si crede di conoscere a fondo, trasformando il modo di vedere una Materia che sta a cuore e donando una prospettiva prodigiosa, illuminante, sublime nella sua semplicità. Il colloquio con Gabriele Sabatini, apprezzato doppiatore italiano, è uno di quei momenti topici.

Gabriele ci conduce per mano attraverso i meandri di un’Arte per molti oscura e invisibile: il doppiaggio. Attraverso aneddoti, esperienze personali e racconti di vita vissuta Gabriele ci mostra il duro lavoro che deve intraprendere un doppiatore quando affronta l’impresa di calarsi nei panni attoriali di un altro-da-sè e dello sforzo titanico di immedesimarsi nel modus operandi di quell’artista facendolo proprio e rielaborando al contempo un proprio stile, un delicato artificio che si sincronizzi con l’originale. Il doppiaggio è prima di tutto recitazione, compartecipazione e sensibilità. Il doppiatore deve ridere, piangere, struggersi insieme al proprio omologo di celluloide filtrandolo attraverso la sua sensibilità artistica. Una sorta di interfaccia culturale che possa rendere fruibile il passaggio da una cultura all’altra, svelando una poetica a volte lontana dal contesto in cui dev’essere calata.

Gabriele a proposito di questo ci ha raccontato del doppiaggio di James Franco nel film The Disaster Artist, l’opera che ha raccontato al mondo il genio stralunato di Tommy Wiseau e del suo ostinato modo di fare cinema a qualunque costo. Per quel tipo di personaggio, dotato di uno strambo accento, Gabriele ha compiuto una vera e propria ricerca filologica per poter restituire il colore di quel tipo di voce, la grottesca musicalità proveniente da un’inflessione che non esiste per lo spettatore italiano. E se non esiste occorre appunto crearla dal nulla. Il doppiatore in questo caso è chiamato a fornire una versione credibile e il più possibile aderente allo spirito originale dell’artista e contemporaneamente esperibile dal pubblico italiano senza alcun tipo di forzatura. Un lavoro simile fu compiuto da Francesco Pannofino per Forrest Gump, il celebre personaggio interpretato da Tom Hanks. Anche lì si trattò di rielaborare il grottesco accento del Sud degli Stati Uniti in una versione filologicamente credibile e godibile dal pubblico.

Oltre a questo tanti altri aneddoti hanno costellato questo incontro, e Gabriele ha avuto altresì l’atarassica pazienza di rispondere al fuoco di fila di domande con cui i ragazzi in studio lo hanno mitragliato inesorabilmente.

In definitiva una puntata profonda, spontanea e rivelatrice questa dodicesima di Viaggio nella Luna. E per questo non finiremo mai di ringraziare Gabriele Sabatini e la sua Arte del Doppiaggio. Se volete saperne di più (in realtà dovete) non vi rimane altro che ascoltarvi il podcast qui di seguito. A noi non rimane che augurarvi Buon Ascolto.

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