Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale e Cabinet of Curiosities: due prodotti Netflix da non perdere
Nella nuova sfolgorante puntata di Viaggio nella Luna, Federico, spalleggiato dal buon Filippi, sente il bisogno di esternare e incussa subito all’interno della scaletta di VnL, rompendone i pioli, per parlare della più che eccellente serie antologica “Cabinet of Curiosities”, prodotta dall’adorabile quanto talentoso Guillermone del Toro, regista che l’intera cricca vorrebbe come amico. Ogni puntata si apre con Guillermo che, tutto in ghingheri, emerge dalle tenebre, da un’oscurità talmente densa che la si potrebbe quasi spalmare, avvicinandosi all’ormai mitologico armadietto delle curiosità, dal quale ogni volta estrae oggetti chiave che hanno un’attinenza con la puntata che di lì a poco vedremo, e che Guillermo presenta “con grinta e simpatica verve” (cit.).
“Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities” è un’antologica horror certamente eccellente, dove otto registi, alcuni di indubbio talento, ci regalano la loro interpretazione visiva di altrettanti racconti: due tratti dal mitologico H.P. Lovecraft, nella fattispecie la puntata 5 e 6, ovvero “Pickman’s model”, diretto da Keith Thomas (già autore dell’interessante “The Vigil”), con Ben Barnes ed un sorprendente Crispin Glover, e “Dreams in the Witch House”, a cura della regista di “Twilight” Catherine Hardwicke che naturalmente trascina nel cast Rupert Grint. Altri due racconti, il primo e l’ultimo, invece, sono tratti da due storie brevi partorite direttamente da Del Toro, e stiamo parlando di “Lot. 36” di Guillermo Navarro, che trasuda fascinazioni raimiane e polanskiane, col sempre ottimo Tim Blake Nelson (“Fratello dove sei”), e “The Murmuring”, messo in scena da nientepopodimenochè Jennifer Kent, acclamata regista di quella bomba atomica che fu “Babadook”, dove i nuclei psicotici della Kent si compenetrano alla perfezione in quelli di Del Toro in un prodotto che si aggiudica il premio della critica in questa antologica. Alla fine della fiera, tra gli otto, e secondo la più che arrogante opinione del Minguzzi, l’episodio che spicca di più è senz’ombra di dubbio “The Outside”, di Ana Lily Amirpour, capacissima regista inglese di origine medio-orientale che non le manda a dire, già autrice dell’ottimo “A girl walks alone at night”, che all’interno di questo magnifico episodio, palleggia tra suggestioni cronenberghiane e impazzimenti degni del Brian Yuzna di “Society: the horror”. Seguono a brevissima distanza il terrificante (in senso buono) “The Authopsy” di David Goyer, dove Murray Abraham fornisce un’ulteriore prova delle sue capacità d’attore, ed il già citato “Pickman’s Model”.
Marco ci parla poi di Niente di Nuovo sul fronte Occidentale, film bellico sulla prima guerra mondiale dal celeberrimo e omonimo libro di Remarque, autore tedesco sfuggito agli orrori del conflitto che esternò tutta la sua repulsione antibellica in questa formidabile testimonianza. Il film è a firma di Edward Berger, regista tedesco che si cimenta con il testo di Remarque dopo i due predecessori Lewis Milestone (1930) e Delbert Mann (1979). Si tratta di una carrellata cruda e terribile sugli effetti che la guerra di trincea ebbe sui giovani tedeschi che la esperirono nella Francia occidentale per 3 lunghi anni. L’ossessiva e macerante ripetizione degli assalti, delle carneficine, dei massacri programmati genera nei soldati una sorta di limbo psicologico dove viene distrutto ogni lacerto di umanità, e dove l’unico appiglio per conservare un briciolo di razionalità rimane la calda prossimità dei commilitoni compagni di sventura. Un’opera visionaria e crudele che non mancherà di mietere premi (è candidato agli oscar come miglior film straniero) e che ha già conquistato i viaggiatori lunari che la consigliano senza riserve.
Infine Checco per la sua ineffabile rubrica: Un classico da rispolverare tira fuori dal cilindro il capolavoro di Roman Polansky: Chinatown (1974). Un viaggio allucinato attraverso le tenebre che avvolgono il detective Gittes e la vicenda in cui è stato suo malgrado tirato dentro. Un archetipo noir che ha rinvigorito il filone dopo i fasti degli anni ’50 e che è paragonabile per forza iconica al capolavoro di Wilder La Fiamma del Peccato.
Per questo per altro e per molte cose pressochè divine appare conveniente porsi tosto all’ascolto del podcast riportato qui in calce. Intanto buon cinema a tutti.
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Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn