Pacifiction, tormento sulle isole
Siamo in chiusura di questo variopinto ed eterogeneo 2022 ed ecco che i Cahiers du Cinema ti sfornano puntale come una tassa sul reddito la lista dei 10 film migliori dell’anno. Diamole subito un’occhiata:
1 Pacifiction di Albert Serra
2 Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
3 Nope di Jordan Peele
4 EO di Jerzy Skolimowski
5 Il gioco del destino e della fantasia di Ryusuke Hamaguchi
6 Bowling Saturne di Patricia Mazuy
7 Apollo 10 1/2 di Richard Linklater
8 Introduction di Hong Sang-soo
9 Nobody’s Hero di Alain Guiraudie
10 Qui A Part Nous di Jonas Trueba
La seconda e terza piazza sono due vecchie conoscenze di Viaggio nella Luna e se ne è parlato diffusamente in passato, ma il gradino più alto del podio è occupato da un film che ancora non ha trovato una distribuzione in Italia, nè nelle Sale nè nel circuito streaming.
Ovviamente i Viaggiatori Lunari volevano vederci chiaro in tutto questo così Marco ha deciso di immolarsi cercando di reperire il film nei circuiti di streaming d’oltralpe, riuscendo a guadagnarsi una visione del film in Versione Originale (francese) con sottotitoli in Inglese.
Il film narra la storia di una scrittrice polinesiana che dopo il successo del proprio libro in Francia decide di tornare a vivere nella natia terra selvaggia. Qui incontrerà l’Alto Commissario De Roller, sorta di ambasciatore francese a Tahiti, e con lui stringerà dapprima un rapporto di lavoro che si commuterà gradualmente in qualcosa di più profondo. Sullo sfondo una crisi nucleare si staglia e ammorba tutta la mondana dialettica che i due devono mettere in campo ad ogni evento e cena di gala. Un sottomarino francese è stato infatti avvistato al largo dell’atollo polinesiano e in molti sull’Isola temono che la Francia intenda riprendere i test nucleari nel paradiso tropicale. Questa condensata potrebbe essere la scarna traccia narrativa su cui Albert Serra intesse la sua serrata tela. Il personaggio di De Roller appare in bilico tra il commissario Ciccio Ingravallo di gaddiana memoria e Jep Gambardella di Sorrentino. Un uomo colto, raffinato e dai modi garbati e seducenti che attraverso l’esercizio dialettico mette in campo un’acuminata intelligenza nel sondare i suoi interlocutori e carpirne i segreti. Allo stesso tempo, come Jep, è una sorta di dandy cinico e disilluso, ripiegato su un mondo di una bellezza abbacinante, immanente e crudele. Un’opera che eleva il Logos a primo attore del Vaudeville. La Parola assurge a unico strumento per dirimere una realtà altrimenti insondabile, intangibile e inesperibile. Anche l’amore gioca un ruolo da comprimario in tutto questo, quasi un danno collaterale.
Nella seconda parte della trasmissione Federico ci parla delle sue ritardate visioni di The Northman e The Batman, due opere che viviseziona con il solito acume tattico e dispone sul tavolo operatorio per vivisezionare con spietata scientificità.
Thomas ci parla di Don’t Look Up, il film Netflix con Leonardo Di Caprio di cui si era già parlato in passato, che riemerge nella visione del Viaggiatore Lunare come un asteroide pronto a cancellare la topografia mondiale. Anche qui si prende in considerazione prevalentemente l’aspetto parodistico e metaforico dell’opera mettendone in luce lo spietato controcanto al sistema mediatico e ai suoi odiosi clichè.
Infine l’ineffabile Checco per la sua rubrica “Un Classico da rispolverare” ci parla di Io, grande cacciatore (1979) di Anthony Harvey, film che narra la storia di un trapper (che ricorda molto da vicina il Redford di Corvo Rosso non avrai il mio Scalpo) il quale ruba un Mustang da un indiano Kiowa e viene da questi inseguito.
Tutto questo e molto altro ancora potrete rinvenire nel podcast di seguito se soltanto avrete l’ardire di scoperchiarne il Vaso di Pandora. A voi l’ardua scelta. Buon cinema a tutti coloro che non rubano Mustang agli indiani.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.