Fresco fresco dalle sale cinematografiche in uscita questa settimana arriva sulle sponde di Viaggio nella Luna il nuovo film di Mark Mylod: The Menu (2022). Un film che parla di cibo, di un cuoco, di un ristorante e di una platea ristretta di commensali convenuti al cospetto di questo genio culinario che si erge come Deus Ex Machina delle loro sorti, legandoli a sè con portate sempre più sorprendenti. Marco ci parla dunque di questa opera contestualizzandone immediatamente i riferimenti cinematografici, primo fra tutti il meraviglioso Il Cuoco, Il Ladro, Sua Moglie e L’amante (1989)di Peter Greenaway (qui la recensione di Marco per i 500 film da vedere prima di morire) che appare per questo film come un ineludibile archetipo rielaborato attraverso una nuova sensibilità costruita grazie alla new wave culinaria dei nostri giorni che infesta scene televisive e palcoscenici mondani. Come per Greenaway anche per Mylod il cibo è una sorta di vettore di significato totalmente plasmabile e al servizio della narrazione. Tramite il cibo e grazie ad esso si materializza una sorta di patto tra esseri umani soggiogati dal gusto ineffabile di esotiche prelibatezze e al contempo imprigionati dal suo atavico potere di seduzione. Entrambe le opere giocano sul fatto che il teatro inamovibile dell’azione deve necessariamente essere il Tempio dove il cibo viene preparato e servito ai commensali, un ristorante che diviene unico orizzonte plausibile, una Monade isolata dal resto della Realtà che fa da cornice alle morbose vicende che sorgono intorno ad esso. La Morte in particolare diviene parte integrante di tale suadente richiamo sensoriale e viene accorpata con estrema naturalezza al fluire della narrazione. Come nel meraviglioso dialogo tra il Cuoco e Georgina nell’opera di Greenaway, dopo che la donna ha visto il proprio amante trucidato dal violento marito: la Morte diviene parte integrante dell’esperienza degustativa, e i sensi attraverso sapori e colori sprigionano la loro titanica potenza evocatrice. La vendetta si intreccia con il gusto, gli odori, i colori della cucina e le parole tra i due suggellano questa fatale contaminazione attraverso le suggestioni delle materie prime servite a tavola:

Il film di Mylod convince perchè sa apportare nuova linfa a questo genere, arrivando tra l’altro con perfetto tempismo dopo opere come Boiling Point e The Bear che segnano un interesse quasi morboso del Cinema per la Cucina. Un film quindi altamente consigliato.

Federico ci parla invece di Carter (2022), opera coreana in programmazione su Netflix a firma di Byung-gil Jung. Protagonista l’attore di Good Doctor Joo Won nel ruolo principale insieme a Lee Sun-jae, Kim Bo-min e altri membri del cast. La storia di Carter ruota attorno all’agente omonimo che si sveglia in una stanza di un motel senza alcun ricordo della sua identità o del suo passato. L’unica cosa che conosce sono le istruzioni impartite da una voce che lo porta in una pericolosa missione per salvare una ragazza. Se non seguirà gli ordini, c’è solo la morte ad attendere questo agente. Un’opera che non ha mancato di attirare l’attenzione di Federico e che sicuramente rimane una delle cose più interessanti da vedere in questo periodo su Netflix a suo dire.

Infine Thomas pesca nel passato parlandoci della prima stagione di Fargo (2014), la serie televisiva che più di ogni altra ha saputo trarre dal film di riferimento un potenziale evocativo affascinante a crepitare nel sottotesto narrativo. Thomas ci parla in dettaglio della genesi di questa serie televisiva e di come essa presenti a suo modo di vedere luci ed ombre.

Se volete approfondire tutto questo (e molto altro) non dovete far altro che cliccare sul podcast sottostante ed accedere direttamente alla galleria logorroica del vostro affezionato quartetto radiofonico di quartiere. Baci ragneschi a tutti.

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