The Woman King, un’altra occasione perduta
Puntata prenatalizia di Viaggio nella Luna e formazione ridotta a tre elementi per colpa di quella sagoma di Babbo Natale il quale si è preso una metà della squadra per alcune consegne in sordide taverne che non aveva il coraggio di frequentare da solo. E va bene. Si fa di necessità virtù e si va in onda in tre come non fosse accaduto nulla.
Dopo le consuete schermaglie iniziali si parte con il nocciolo della questione: The Woman King, fu vera gloria? Ce ne parla Marco che si è tuffato in una visione durante la settimana varcando la soglia di un cinema molto affollato per l’occasione. Il film di Gina Prince-Bythewood ricalca il solito consunto copione holliwoodiano: poca aderenza alla realtà storica dei fatti, uno scarsissimo rigore filologico nel ricostruire il milieu e una succulenta declinazione per la spettacolarizzazione di ogni singola scena. In breve: un prodotto nato per essere venduto agevolmente, senza la benchè minima pretesa artistica. Una volta messo in chiaro questo, l’opera scorre come un bicchiere di Rosolio nel gargarozzo e i personaggi storici divengono improbabili icone di un romanzo di appendice. La storia narra le vicende storiche accadute nel 1823 nel regno di Dahomey (l’odierno Benin) dove il Re Ghezo (John Boyega) decide di porre fine alla tratta degli schiavi e si trova ad affrontare l’aggressione del confinante regno di Oyo (l’odierna Nigeria occidentale) appoggiata dai trafficanti di schiavi portoghesi. A fronteggiare la minaccia il corpo di elite dell’armata del Dahomey, amazzoni guerriere capeggiata dal Generale Nanisca (Viola Davis).
Federico ci parla di un film molto interessante: C’mon C’Mon di Mike Mills con lo splendido Joaquin Phoenix nel ruolo principale. La storia è quella di un giornalista radiofonico che si mette in viaggio con un nipote facendogli un po’ da padre, andando incontro al proprio destino e riscoprendo un rapporto con il ragazzo che diviene via via più profondo. In un bianco e nero inquietante e profondo l’opera di Mills non manca di affascinare per l’acuta introspezione psicologica infusa nella narrazione.
Infine Checco per la rubrica un classico da rispolverare ci parla nientemeno che di Breakfast Club, il mitico film di John Hughes assurto negli anni a cult per intere generazioni. E proprio di un conflitto generazionale parla il film con questo gruppo di studenti costretti a rimanere a scuola oltre l’orario delle lezioni per una punizione impartita loro da un professore. Sarà l’occasione, dopo un duro scontro dialettico, per un confronto intimo e profondo che cambierà il loro modo di interfacciarsi con l’altro da sè e forse di guardare la realtà.
Questo e tanto altro ancora troverete in fondo all’ampolla del podcast che avrete cura di centellinare premendo il pulsante che trovate qui in fondo. Salute a tutti e un brindisi al Cinema.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.