Titans e Happy: quando la serie TV assurge ad Arte
L’undicesima della sesta di VnL si apre con un attestato di stima da parte di Federico che ha dell’inaspettato: In barba al mediocre tenore di tutti i film e le serie aderenti alla new wave del DC Cinematic Universe, la serie TITANS, in programmazione su Netflix, è qualcosa di autenticamente incredibile. Scritta da Greg Berlanti, Akiva Goldsman e Geoff Johns, Titans si dimostra da subito piacevolmente oscuro, violento e intelligentemente costruito, con personaggi felicemente orfani di inutili ninnoli o sanzionabili orpelli barocchi, insomma, una serie che per il momento riesce a trasmettere in maniera esemplare l’essenza dello storico gruppo che, in soldoni, è sempre stato considerato il “vivaio” della storica Justice League.
E siccome di fumetti e corrispettive peripezie non se ne parla mai abbastanza, Federico non manca di omaggiare uno dei migliori scrittori del settore, al pari con “mostri” del calibro di Alan Moore e Neil Gaiman, ovvero Grant Morrison (Arkham Asylum, Doom Patrol, The Invisibiles), responsabile di HAPPY, una serie tv che definire meravigliosamente folle e deliziosamente lisergica è puro eufemismo. Happy è da guardare a scatola chiusa tenendolo rigorosamente lontano dalla portata dei bambini, nemmanco fosse una confezione di quelle sbarluccicose quanto colorate pastigliette che l’ex capitano della Roma usa per nutrire la sua lavatrice.
Poi, siccome sono dei giocherelloni, usando come gancio il “10 years challenge”, la marmaglia di Viaggio nella Luna ne ha approfittato per analizzare seriamente ciò che accadde dieci anni fa all’interno della Settima Arte, stabilendo a tavolino che nel 2009 i due trionfatori indiscussi furono due: MOON di Duncan Jones e BRONSON di Refn. Discorso chiuso.
Preso dagli studi universitari Ale si lancia in una nuova rubrica incentrata sulla Storia del Cinema Nordamericano. Questa prima parte di viaggio nel tempo ci porta nei magnifici anni 30 dove tra proibizionismo, Depressione e New Deal roosveltiania nuova tecnologia del sonoro invade Hollywood. Si è analizzato lo scompiglio che questa nuova tecnologia ha provocato e come è cambiato il cinema in questa decade.
Chiude le danze l’ineffabile Checco che, per il suo angolo “Un classico da rispolverare”, riporta in auge un Soderberg del ’91, nella fattispecie DELITTI E SEGRETI (Kafka), un pezzo di cinematografia ucronico e dispotico con Jeremy Irons, Theresa Russell, Ian Holm e Sir Alec Guinness.
Conducono in Istudio Federico Minguzzi, Francesco Morosini, Alessandro Nunziata e Lorenzo Scappini (Il Belemmi ‘sto giro era a giocare a scacchi).
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