Tre film da vedere: il Prigioniero Coreano, Apostolo e Hold the Dark
Secondo appuntamento per Viaggio nella Luna, la trasmissione radiofonica di Cinema in onda ogni domenica su Radio Talpa.
Orfani dei due Dammits i tre superstiti si sono rimboccati le maniche e hanno arringato la platea in ascolto iniziando a sciorinare consigli e a pontificare su film e registi.
Dopo un veloce sguardo ai film in uscita nel presente weekend i tre hanno individuato due opere da vedere, tra i film in uscita il prossimo weekend in Italia. La prima è Mirai di Mamoru Hosoda, film di animazione nipponico, realizzato da un ex membro dello Studio Ghibli già autore di due interessanti opere in passato – Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo (2016) e The Boy and The Beast (2015). La seconda è Soldado di Stefano Sollima, sequel di Sicario di Denis Villeneuve. Due film da tenere d’occhio.
Quindi si è passato al cuore della puntata. Marco ha parlato de Il Prigioniero Coreano, il primo film politico del grande regista coreano Kim Ki Duk, feroce parabola sullo stallo esistenziale tra le due Coree e sulla reciproca politica di contrapposizione attuata dai rispettivi governi. La storia è quella di un umile pescatore nordcoreano che, per un incidente alla sua barca, è costretto ad espatriare nella confinante Corea del Sud dove viene immediatamente preso in custodia da agenti governativi che lo interrogano senza pietà, reputandolo una spia. Il suo contatto con la corrotta democrazia occidentale, colma di benessere, opulenza e spreco è devastante. Ma riuscirà a conservare la sua integrità morale per scoprire che al ritorno in Patria lo attenderà lo stesso atroce trattamento subito dalla nazione nemica. Un’opera che fa tabula rasa della cultura della tensione mettendo a nudo le devastanti contraddizioni di ciascuna delle due nazioni, senza assumere alcuna parte ma evidenziando come un uomo umile può ergersi moralmente sopra l’odio e l’intolleranza.
Federico ha poi parlato di due interessanti film in programmazione su Netflix in questi giorni. Il primo è Apostolo di Gareth Evans, la storia di un uomo che nel 1905 fa rotta verso un’isola dove la sorella è detenuta da una misteriosa setta religiosa che ne ha soggiogato la volontà e che chiede un riscatto per la sua liberazione. Un’opera angosciante e mistificante dove le atmosfere cupe permeano l’orizzonte semantico e ne avvinghiano la narrazione che acquista così un fascino sinistro e alcalino.
Il secondo film di cui Federico recita l’endorsement è Hold The Dark di Jeremy Saulnier, film ambientato in Alaska che segue le tracce di uno scrittore che è assoldato dai parenti di un bimbo di 6 anni rapito e verosimilmente divorato dai lupi che infestano la regione, per abbattere la bestia che ha strappato il ragazzo alla sua famiglia. Una storia davvero emozionante questa di Saulnier che riesce a fondere con mirabile senso della regia le oscure malie della regione sub-antartica insieme agli strazianti sentimenti del protagonista che si trova solitario ad affrontare un elemento selvaggio che sembra penetrargli l’anima stravolgendo ogni suo lacerto di civiltà.
Infine il buon Checco, da vero cinefilo recuperatore di tesori di celluloide, riporta alla luce un’opera che vede protagonista John Belushi (in quella che tristemente fu la sua ultima apparizione sul grande schermo prima della prematura morte per overdose): Chiamami Aquila (1981) di Michael Apted. Il film narra una storia scritta nientemeno che da Lawrence Kasdan sull’improbabile amore tra un nevrotico giornalista di Chicago e un’ornitologa che fa di tutto per sedurlo. Una commedia fresca e vellutata che scivola via come la prima acqua del mattino sui petali dei fiori.
Ed ecco la sfida per voi, cari lettori: se volete saperne di più non avete che da ascoltare il podcast di seguito. A noi non rimane che augurarvi un buon ascolto.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.