Viaggio nella Luna, nona stagione, si riparte da studio: il fenomeno Squid Game
E venne il giorno in cui finalmente la truppa di viaggiatori lunari tornò a varcare l’ingresso del mitico studio numero 1 di Radio Talpa e di nuovo la lucina rossa “On Air” tornò a brillare nell’oscurità, e tutto divenne immediatamente più chiaro, o forse no. Già perchè i ragazzi di Viaggio nella Luna non sono affatto cambiati e il loro flusso di coscienza sul Cinema invade (di nuovo) impetuosamente ogni angolo della struttura cerebrale senza concedere punti di riferimento o appigli semantici.
I discorsi si montano addosso e i concetti si intersecano in un delirio ipnagogico pressochè totale. Le parentesi si aprono, restano aperte, vengono chiuse e poi subito riaperte in un susseguirsi di intarsi barocchi che segnano il caratteristico incedere della trasmissione radiofonica di cinema più amata dell’universo quantico rendendola di fatto una sorta di arabesco in movimento, un Mandala instabile sul quale tessere trame d’incanto.
A posteriori qualcosa emerge dalla caligine dialogica: Squid Game e l’esplosione coreana di moduli culturali subito entrati a far parte dell’immaginario collettivo o di quel che ne resta. I Viaggiatori si spendono e si spandono su questo tema, analizzando gli elementi di successo della Serie TV Netflixiana e cercando di isolarne i capisaldi estetici che ne fanno un oggetto ormai imprescindibile della cultura Pop contemporanea. Il tutto avvenuto in una manciata di giorni post (o intra, dipende dai punti di vista) pandemici.
Ma credere che ci sia soltanto questo nella puntata sarebbe follia. Altri mille rimandi cinematografici e narrativi vengono serviti al fedele ascoltatore che può nutrirsene a sua discrezione. A voi il piacere di scoprire, post mortem, il dettato dei viaggiatori nel podcast fresco fresco, pubblicato qui sotto, soltanto per voi. Buon ascolto.
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Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.