Maggie Gyllenhaal si cimenta con un’opera che, a prima vista, potrebbe sembrare un’aggiunta al sottogenere gotico-noir già ampiamente esplorato. Ma The bride è ben altro che una semplice rivisitazione di atmosfere cupi e vicoli torbidi. È un’opera che scava nel profondo del desiderio, della creazione e della sua inevitabile distruzione, filtrando il tutto attraverso una lente di ingrandimento distorta, onirica, tipicamente femminile. Il film non si limita a raccontare una storia, la costruisce pezzo per pezzo, come un Golem di carne e sangue assemblato con frammenti di sogno e incubo, dove l’orrore è sempre intriso di una struggente malinconia. L’ambientazione, la Chicago degli anni ’30, pullula di contraddizioni: il lusso sfrenato degli anni ruggenti si scontra con la brutalità della Grande Depressione, la speranza con la disperazione, il proibizionismo con l’inarrestabile flusso clandestino di alcol. Questo contesto, reso con una fotografia che oscilla tra il chiaroscuro espressionista e la luce morbida del melodramma hollywoodiano classico (si pensi alla sensualità soffocata e drammatica di *Rebecca* di Hitchcock), esalta l’atmosfera claustrofobica e carica di tensione erotica che pervade l’intera narrazione.
Il cuore pulsante del film è la relazione tra il dottor Euphronio (un Christian Bale in una performance sfuggevole, quasi spettrale, che richiama le sue migliori interpretazioni, un’ombra inquietante che si muove tra le ombre) e la creatura che dà il titolo al film, interpretata da una Jessie Buckley che si rivela la vera forza del film: un’interpretazione straordinaria. La sua interpretazione non è semplice recitazione, è una metamorfosi, una costruzione meticolosa di un personaggio che nasce dalla morte, dalla violenza, ma che trova comunque una sorta di umanità, o meglio, una frattura della umanità, una deformazione inquietante, persino comica in alcuni momenti, quasi un’opera di body horror. La Buckley riesce a rendere visibile l’angoscia interiore della donna rianimata, la sua lotta contro la propria natura artificiale, la sua sete di affetto e di libertà. Non è solo una bella bambola meccanica; è una macchina di emozioni, un personaggio stratificato capace di suscitare sia compassione che inquietudine. La Buckley, con la sua presenza scenica magnetica, riesce a superare anche un’eventuale banalità di scrittura che si può percepire in alcuni dialoghi.
La scelta di ambientare la storia a Chicago, con il suo sottobosco criminale e la sua atmosfera di segretezza, non è casuale. Pensate ai romanzi di Hammett e Chandler, alla città come personaggio, la palude in cui le anime si perdono e i crimini rimangono impuniti. Gyllenhaal utilizza questa ambientazione per costruire un microcosmo di personaggi ambigui e moralmente compromessi, ognuno con le proprie fragilità e i propri segreti. Peter Sarsgaard, ad esempio, offre una performance inquietante nei panni di un detective ossessionato dalla ricerca della verità, una sorta di investigatore dai tratti quasi shakespeariani, tormentato dalla possibilità che le sue ipotesi si dimostrino inaspettatamente giuste. La presenza di Annette Bening, in un ruolo di maggior supporto, aggiunge una tocco di spettrale eleganza al racconto, un’ombra materica che agisce nel backstage, che osserva e giudica, quasi un coro tragico che commenta la vicenda.
Il film, poi, non è solo un noir o un horror gotico, ma tocca anche temi cruciali della creazione, della vita e della morte, della manipolazione genetica, che è prefigurata anche nella storia della creazione della creatura. Si potrebbe persino trovare un parallelismo letterario con il mito del Golem, dove la creatura di argilla, animata dall’uomo, finisce per sfuggire al controllo del suo creatore. In questo senso, la sposa promessa è una sorta di Golem moderno, assemblata non da argilla ma da frammenti di carne e desiderio, una figura che rappresenta il desiderio represso, il bisogno d’amore e di appartenenza. L’eccessiva violenza con cui la protagonista viene creata, la manipolazione scientifica che stravolge la natura, tutto questo ha un impatto anche sulla sua identità. Non è un semplice corpo rianimato, ma un corpo deformato dalla violenza originaria che la ha generata e poi ricreata.
Un’altra chiave di lettura potrebbe essere quella del rapporto tra il maschile e il femminile, la costruzione di un’identità femminile manipolata e imposta dall’esterno. La creatura, portata alla vita dal desiderio maschile, è privata di una sua vera identità, costretta ad adattarsi ai desideri degli uomini che l’hanno creata. Questo aspetto, seppur implicitamente, rende il film interessante dal punto di vista femminista, perché non solo si concentra sulla violenza contro le donne, ma va oltre, mostrando la costruzione stessa della loro identità in un sistema patriarcale. La dimensione metafisica della storia, intrecciata con la dimensione sociale, trova la sua punta massima nel finale ambiguo.
Il film presenta indubbiamente delle pecche nella sceneggiatura, che in alcuni momenti appare un po’ troppo meccanica, forse priva di una vera originalità nella costruzione della suspense. La musica, composta da un artista non citato nel testo originale (e questo è un peccato), poteva essere più evocativa, forse un po’ troppo generica rispetto all’ambizione dell’opera. Eppure The Bride con i suoi difetti e le sue ambiguità, riesce a rimanere impresso nella memoria dello spettatore, a stimolare riflessioni e interrogativi anche a distanza di tempo. Non è un film che si dimentica facilmente. È un’opera che si presta a più interpretazioni, un incubo che si insinua tra le pieghe della realtà, una riflessione sulla natura umana e sulla condizione femminile, condotta con stile e originalità. Un film che, nonostante qualche inciampo, non delude le aspettative e merita sicuramente di essere visto e rivisto, analizzato e discusso. Un piccolo gioiello di cinema indipendente che ci ricorda che anche nel genere horror possono emergere opere di grande spessore artistico.
Scheda Film
Voto:
Regista: Maggie Gyllenhaal
Cast: Jessie Buckley, Christian Bale, Peter Sarsgaard, Annette Bening, Jake Gyllenhaal
Sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal, Mary Shelley
Data di uscita: 04 Mar 2026
Titolo originale: The Bride!
Paese di produzione: United States of America
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