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Per introdurre questo film di Altman, meritatissimo Leone d’Oro a Venezia, bisogna partire da Raymond Carver, dalla cui omonima raccolta di racconti il film trae ispirazione. Cinico e disincantato Carver dipinse sempre un’America crudelmente in bilico tra pragmatismo e opportunismo. Le sue storie sono asettiche, in una prosa denudata di ogni orpello, parlano di gente comune che annega nei propri miserabili vizi, senza alcun tipo di ottundimento morale. Altman metabolizza la grande lezione di Carver trasponendo cinematograficamente la prospettiva carveriana senza in alcun modo stravolgerla. La dimensione morale è completamente azzerata, gli uomini e le donne sono ritratti mentre commettono squallide bassezze senza alcun tipo di giudizio. La loro corrotta natura è il fulcro di questo film così come lo è nei racconti di Carver.

Assistiamo così ad un multiforme melting pot di storie che procedono separate eppure unite dal comune senso di decadenza che le lega (anche grazie al superbo montaggio di Suzy Elmiger). Un alcolizzato che ama passare le giornate al ristorante dove lavora la moglie ascoltando i commenti lascivi degli avventori e scroccando qualche pranzo, la ragazza madre che mentre cambia i pannolini al figlio geme e ansima al telefono per le chat erotiche in cui lavora, il poliziotto che lascia a casa moglie e figli per dedicarsi alle proprie amanti, un pasticcere che realizza la torta di compleanno per un bambino e che insulta i genitori al telefono per non averla ritirata salvo poi scoprire che il loro bambino è in coma all’ospedale per un incidente stradale, i pescatori che nonostante una ragazza annegata a pochi metri da loro continuano tranquillamente a pescare, la violoncellista che odia la madre cantante di jazz ed è ferocemente ricambiata.

Memorabile la partecipazione di Tom Waits nel ruolo del marito alcolizzato, la sua verve recitativa dona una macabra freschezza all’episodio. Geniale l’interpretazione di Altman, sia nella concezione del film, che nella sua costruzione visiva: un’attenzione particolare all’intreccio di collegamenti e ai rimandi narrativi tra un racconto e l’altro che Altman dipana con maestria tenendo sempre viva l’attenzione dello spettatore.

Titolo originale: Short Cuts

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