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Un film per certi versi sorprendente questo di Tarantino, che si discosta dal filone metropolitano per cimentarsi con il genero bellico. Ma la guerra di Tarantino è scevra da ogni rigore storico o cronachistico, è una guerra onomatopeica, grottesca, per alcuni aspetti quasi stilizzata e stereotipata, da fumetto. Ma è proprio questo sottile e delizioso strumento narrativo che Tarantino mette in scena per confondere lo spettatore e catturarlo in una rete iconografica che non gli offre punti di riferimento. Una apparente banalizzazione del contesto storico che diviene palcoscenico di multiple contaminazioni, dove il tenente Raine appare come una sorta di Popeye ante litteram libero di imperversare e di infierire sardonicamente sugli odiati nazisti. I personaggi sono attori sputati fuori da una graphic novel, supereroi stropicciati prestati ad una guerra che non è la loro, uomini dotati di un coraggio fuori dal comune che consentono a chi assiste una compartecipazione via via sempre più viva e appassionata, perchè per dirla con l’Umberto Eco di Apocalittici e Integrati: “In una società particolarmente livellata, in cui le turbe psicologiche, le frustrazioni, i complessi di inferiorità sono all’ordine del giorno; in una società industriale dove l’uomo diventa numero nell’ambito di una organizzazione che decide per lui, l’eroe positivo deve incarnare oltre ogni limite pensabile le esigenze di potenza che il cittadino comune nutre e non si può soddisfare.”

Aldo Raine è un tenente americano che raduna una squadra di veri duri: il loro compito sarà infiltrarsi nella Francia occupata e “uccidere quanti più nazisti possibile”. In seguito la sua squadra sarà chiamata a svolgere delicate missioni, non ultima l’attentato alla vita di Hitler. Per farlo Raine sceglierà un cinema parigino di proprietà di un’ebrea scampata al massacro della sua famiglia e pronta a vendicarsi per conto proprio. I due attentati, quello del commando americano e quello di Shosanna, si avvilupperanno in un crescendo rossiniano fino ad esplodere in una spirale di fuoco e morte nel finale del film.

Un Brad Pitt superomistico, surreale e sardonico interpreta questo sgozzanazisti da cartoon. Menzione specialissima per l’interpretazione di Cristoph Waltz nei panni del colonnello Hans Landa, una grande prova di talento che da lustro all’intera opera. Inutile dunque cercare riferimenti storici o rispetto filologico per i generi, meglio godersi il gustoso valore artistico del film e lasciare fluire le immagini con la loro rutilante potenza. Inglorious Basterds in questo senso non deluderà di certo.

Titolo originale: Inglorious Basterds

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