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Leone abbandona i toni cinici e roboanti della trilogia del dollaro e, per il suo primo film western prodotto negli States, sceglie una storia crepuscolare e malinconica. Con questo film ci restituisce infatti da un lato il sapore della frontiera, della sfida umana alla natura, ma dall’altro dell’inesorabile declino di essa di fronte all’avanzare della Ferrovia, intesa ovviamente come metafora di Progresso, apportatore di modernità e Nemesi dell’avventurosa esplorazione dei primi pionieri. Un’opera realizzata con mezzi certo più opulenti rispetto alla trilogia, ma che contiene in sè un deposito iconografico scolpito nell’immaginario di tutti noi. Una giovane donna viaggia da New Orleans verso l’estremo confine dello Utah per incontrare il suo nuovo marito. Troverà la sua nuova famiglia assassinata e comincerà il suo viaggio alla ricerca degli assassini in compagnia di un avventuriero e di un Cheyenne. Menzione speciale per Henry Fonda nel ruolo del villain e per Charles Bronson nel ruolo di Harmonica, un vecchio eroe del west in cerca anche lui di vendetta. Tantissime le scene da menzionare su tutte la scena iniziale (16 minuti) quando tre pistoleri attendono il treno in un lento ozioso rincorrersi del tempo con dovizia di primi piani a piedi, mani, gambe, stivali, cappelli. Una parte della critica (Farinotti in testa) non riuscì ad afferrarne la grandezza, peccato. Un film pionieristico e rivoluzionario che introduce il concetto di profilo psicologico nel genere western.

Titolo originale: C’era una Volta il West

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