Ancora una volta segnaliamo lo sfregio perpetrato dalla distribuzione italiana con un titolo assolutamente osceno, utile forse per un poliziesco di quarta serie. A dispetto di questo un film meraviglioso, dove un Melville ispiratissimo ricostruisce la perfetta e sublime solitudine di un killer e ne restituisce le atmosfere crepuscolari. In questo il regista è aiutato dalla strepitosa prova di Alain Delon in una delle sue parti migliori. Le atmosfere di questo film sono spigolose e innaturali, quasi che intorno al protagonista ruoti un mondo ostile, inospitale, incombente. La sua solitudine è una sorta di bieco ascetismo, di allontanamento da una realtà che non gli appartiene. Melville riesce a dipingere un uomo necrotizzato dall’ambiente circostante ricavandone una maschera alienata e oscura, affascinante nella sua silente battaglia.

Frank Costello è un killer solitario a cui viene commissionato l’omicidio del proprietario di un Night. Una volta eseguito il contratto l’uomo si costruisce meticolosamente il proprio alibi con la complicità di una ballerina del Night che testimonia in suo favore, ma la polizia gli sta alle costole e non crede all’alibi. Frank si trova così a lottare contro le forze dell’ordine e i suoi stessi datori di lavoro che vogliono eliminare un pericoloso testimone per evitare di venire scoperti. Inizierà una battaglia silenziosa contro “l’altro da sè”, un conflitto dove gli è preclusa ogni via d’uscita, dove gradualmente perde ogni punto fermo osservando con sgomento tutta la vita faticosamente costruita sgretolarsi sotto le mani. Frank è solo contro tutti ed è in questo momento che decide di ribellarsi ad un sistema corrotto che lo ha triturato con il suo feroce meccanicismo. L’eroe si erge dunque splendido e solitario, con i suoi rituali di vita e di morte, con i suoi valori immensamente più alti rispetto a tutto il marciume che lo circonda. Un film che mastica amaro, trasudando cinismo e grezzo romanticismo. Un’opera di rara bellezza.

Titolo originale: Le Samouraï