
Tempi Moderni
- Charles Chaplin, Chester Conklin, Henry Bergman, Paulette Goddard, Tiny Sandford
- Charles Chaplin
- Commedia, Drammatico
- 5 Febbraio 1936
Chaplin all’apice della sua arte crea un film che diviene icona delle nevrosi a cui viene sottoposto l’uomo moderno dinanzi all’incedere del progresso tecnologico. Un film di una finezza e di una raffinatezza senza pari. Celeberrima la scena alla catena di montaggio e il viaggio di Charlot dentro gli ingranaggi della macchina, metafora fin troppo lampante di come l’uomo sia in qualche modo stritolato dai tempi frenetici e dai ritmi di lavoro dei nostri giorni.
Charlot è un giovane operaio di una grande azienda in cui il suo unico compito è quello di stringere i bulloni durante le fasi della catena di montaggio. I ritmi massacranti, i gesti ripetitivi e la conseguente alienazione lo portano a perdere il lavoro e ad essere internato in una clinica psichiatrica. Quando esce verrà erroneamente scambiato per il capo di una rivolta operaia e recluso in carcere, qui grazie ad una circostanza fortuita riuscirà ad evitare una rivolta e ad ottenere la grazia. Di nuovo fuori troverà lavoro presso i cantieri navali del porto per combinare ancora un immane disastro. E così via passando di catastrofe in catastrofe fino a trovare un’anima gemella con cui condividere le piccole grandi sconfitte che, in quei tempi duri, riservava ciclicamente la vita.
L’alienazione e il senso di straniamento non giungono tanto dai ritmi lavorativi ossessivi ma dal sentimento di non appartenenza verso un mondo ipercomplesso, divorato da tecnologia e scienza del profitto, totalmente svuotato di umanità. Un capolavoro dell’arte tout court, un’opera di vera denuncia sociale compiuta attraverso lo sguardo disincantato e ironico di un adorabile vagabondo.
Titolo originale: Modern Times

Sono un essere senziente. Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo. Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn.