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Un’autentica parata di stelle per un produzione a dir poco colossale. In sintonia con la visione democratica di Kennedy arrivò un’opera che, per la prima volta, non relegava al ruolo di pure entità malvagie i nazisti, ma tentava di presentarli come uomini, con la loro complessa sfera emozionale e psicologica, esseri senzienti in balia degli eventi. Il processo di Norimberga diviene in questo senso il palcoscenico ideale in cui Kramer giostra i sentimenti contrastanti di vincitori e vinti: una sorta di conflitto silenzioso delle coscienze e degli ideali, ancor prima che della feroce dialettica del dibattimento. La figura centrale della storia è il giudice Dan Haywood, chiamato a presiedere e coordinare i lavori. Il suo compito è anche quello di far sì che giustizia e condanna della storia possano trovare un equilibrio perfetto. In filigrana le personalità complesse di ciascuno dei leader nazisti, ognuno con il proprio bagaglio di ricordi, errori, compromessi. Un’opera straordinaria che lascia trasparire dalla parola l’umanità delle persone, la disumanità della storia, il lato diabolico della ragione di stato. Anche una grande lezione di diritto internazionale e tout court di democrazia. Da vedere con duplice valenza: didattica ed estetica.

Titolo originale: Judgment at Nuremberg

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